Intervista con Elisa Guerra – Percorso, sfide e sogni nel Brazilian Jiu Jitsu (Parte 3).

Obiettivi futuri
D: Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sportivi e personali nel BJJ?


R:I miei prossimi obiettivi in realtà sono gli stessi di sempre a livello agonistico: voglio continuare a fare gare, ho gli Euro Nogi in vista e gli Euro col Gi a Gennaio.
L' obiettivo della scorsa stagione era di vincere il pass AJP per andare ad Abu Dhabi, ma purtroppo sono arrivata seconda in ranking per cui non l’ho vinto.
In compenso ho vinto la partecipazione gratuita all’Italian Tour della prossima stagione, per cui ne approfitterò per fare più gare, visto che alcune son già pagate, e magari qualche competizione estera in più per fare esperienza.


Quindi l' obiettivo che avevo per quest’anno è solo posticipato.
A livello personale vorrei riuscire a continuare ad insegnare, attualmente tengo il corso base nell’accademia in cui mi alleno, e ho le mie soddisfazioni per cui spero di continuare così.


A dir la verità, più che vincere una medaglia in qualche gara, trovo più soddisfazione nel vedere che le persone che alleno vogliano andare a gareggiare, e che mentre sono lì seguano i miei consigli all’angolo o  che durante allenamento mi chiedano pareti o mi rendano partecipe dei loro sogni.
Questa è davvero una cosa che vorrei continuare a fare ed un obiettivo personale che ora come ora per me è diventato un punto fisso.

D: C’è un sogno che vuoi ancora realizzare?


R: Un sogno che devo ancora realizzare è fare il mondiale.
Mi ricordo ancora il mio primo Euro a Lisbona, è stato come entrare in un’arena di gladiatori, una sensazione assurda, quindi non oso immaginare come dev’essere partecipare al mondiale.
Potrei morire di ansia conoscendomi, ma è sicuramente un sogno che vorrei realizzare prima poi.

Messaggio alla community


D: Che messaggio vuoi lasciare alle nuove generazioni di atlete e atleti che iniziano oggi?


R: Quando qualcuno si avvicina a questo mondo ne viene assorbito e viene bombardato in continuazione da esempi di gente fortissima che, per loro fortuna, fanno questo sport “di lavoro” essendo sponsorizzati.
Credo che sia giustissimo avere degli idoli a cui ispirarsi, ma ritengo che sia altrettanto importante relazionarsi a questo sport in base alle possibilità che si hanno.
Con questo non voglio dire di non perseguire i propri sogni o di non provare nemmeno a diventare come loro, assolutamente, ma dico solo di non abbattersi in caso di difficoltà, perché è uno sport pieno, anzi pienissimo, di momenti di stallo, che dipendono da tantissimi fattori (infortuni, vita scolastica, lavorativa, famigliare ecc) e avere momenti di down non vuol dire non riuscire ad essere come i nostri idoli, anzi.


Ogni persona è a sé, c’è chi è fortissimo da subito, chi lo diventa nel tempo.
Il mio percorso nel Jiu Jitsu  ad esempio, si è adattato alla mia vita e quindi alle mie esigenze e ad i miei impegni, e sicuramente non sarà mai uguale al percorso delle altre persone, quindi bisogna essere assolutamente fieri di se’ stessi e di se’ stessi  nel Jiu Jitsu.


La cosa fondamentale, secondo me, è che dobbiamo perseguire il nostro sogno del Jiu Jitsu divertendoci.
Sul tatami dobbiamo essere felici, è la nostra casa, con tutti i nostri up & down, è dove noi esprimiamo noi stessi nella nostra essenza, e così deve essere sempre.
Questo deve essere il nostro focus, che lo facciamo per divertimento, per lavoro o per altri motivi. 

D: Una frase o un pensiero che ti rappresenta come persona e come atleta.


R: Non so se avete presente il cartone di Mulan, ma c’è una scena in cui il padre di Mulan, per confortarla, dice che “il fiore che sboccia nelle avversità è quello più raro e più bello di tutti”.
Forse è un’immagine un po’ naïve che ho, o forse è perché Mulan è sempre stato il mio cartone preferito da piccola (neanche me lo fossi immaginata che un giorno sarei finita a combattere in qualche modo), ma questa frase mi è capitato di leggerla a caso poco dopo il mio infortunio e mi ha fatto davvero pensare.


Mi ha fatto mantenere il focus durante un periodo di avversità e mi ha fatto ritornare a fare quello che volevo; e vorrei che fosse per tutti così.
Nonostante le difficoltà della vita, il Jiu Jitsu deve essere lo sfogo e il luogo sicuro in cui rifugiarsi ed essere capiti.

Conclusione:
L’esperienza di Elisa Guerra ci ricorda che il Jiu Jitsu è molto più che una disciplina: è un percorso di vita fatto di sacrifici, crescita e passione. La sua storia ispira e motiva chiunque indossi un gi, ricordandoci che sul tatami si costruiscono sogni e si abbattono barriere.

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